Le avventure di Huckleberry Finn
Nelle avventure di Huckleberry Finn, Mark Twain non ci dà un vero e proprio sequel, ma qualcosa di meglio.
Abbiamo come protagonista per la prima volta in un romanzo un emarginato che non sarà in preda al vittimismo.
L’autore così dà vita alla figura dell’antieroe, che segnerà e non di poco la storia della letteratura. Fino ad oggi troviamo tracce in molte opere e autori. Ma ai tempi di Twain era da considerarsi scandaloso un tale figura.
Per la prima volta, abbiamo il massacro del congiuntivo, soprattutto quando riporta il pensiero di Huck. E la trascrizione minimalista del linguaggio parlato.
E Twain affronta senza guanti bianchi la questione della schiavitù, dando a Jim l’incarnazione della questione.
Consiglio, e ripeto consiglio, di osservare il viaggio che compie Hack, necessario per comprendere cosa sia la libertà, la comprensione tra il bene ed il male.
Finn scappa da una società divisa, che cerca di indottrinarlo da un lato o da l’altro. La religiosità bigotta e la cattiveria assurda.
Huck attraversa il fiume alla ricerca non solo alla ricerca di chi diventerà, ma di qual’ è la risposta giusta su cosa sia giusto e sbagliato.
Trova la vera Divina Provvidenza di cui gli hanno sempre parlato, ma nemmeno lontanamente convinto. Finn non solo la trova ma addirittura non sa di averla trovata.
E infine vi passo la mia chiave di lettura.
L’intestazione è la parte più emblematica, Twain dice che chiunque cerchi di trovare un significato in questo libro verrà fucilato.
Abbiamo già qui la proposta di un divieto, il rapporto tra l’uomo e la regola che se imposta viene violata. Non dice che non ci sia un significato, ma, che il libro rimane un libro, che deve essere letto e magari riletto ma che non sostituisce la realtà così come la realtà non sostituisce il libro. E così rimarrebbe come un bel libro di avventure.
E se invece violi la regola, rischiando di essere fucilato, non solo ti trovi nei panni di Huck. Che scappando viola una regola, ma rischi pure di trovare il significato del libro.
O forse no?
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# recensione: “Le avventure di Huckleberry Finn”
Una risposta
[…] questo non è un dissing). Allora, dicevo, che sono più indeciso se preferisco aver scritto io “Le avventure di Huckleberry Finn” o vivere il viaggio nel […]