Dalle invasioni germaniche a Giustiniano
Nel 476 d. C. il generale Odoacre depose l’ultimo imperatore romano Romolo Augusto. Questa data viene vista dagli storici dell’800 come la data della fine dell’Impero romano d’Occidente. L’impero continuava soltanto nella sua parte orientale. Odoacre, capo militare delle truppe germano-orientali, ottenne dall’imperatore di Costantinopoli (Zenone) il titolo di patrizio imperiale.
L’impatto dei germani sull’Europa ebbe una forza travolgente. Non erano un’istanza culturale compatta, possiamo grosso modo distinguere il ramo Orientale da quello Occidentale. In Oriente troviamo i goti, i franchi, i sassoni.
Diverso fu l’incontro con la cristianità. Ufilia aveva tradotto la Bibbia in gotico nel IV secolo, consegnando ai goti la versione ariana del cattolicesimo. I germani occidentali, convertitisi più tardi, adottarono la versione romana del messaggio evangelico e videro nel papato un valido alleato.
Quando l’imperatore Zenone inviò l’ostrogoto Teodorico a eliminare Odoacre questi rappresentò per oltre 30 anni il punto di riferimento politico-militare di tutte le genti germane. Con lui in Italia regnò la pace e non impose mai la lingua gotica.
Negli anni in cui Teodorico creava il regno gotico italiano Clodoveo fondava la casa dei Merovingi. Egli:
- Sconfisse in Gallia i romani (nascita di Parigi come capitale del regno franco)
- Sconfisse gli alemanni (conversione dei franchi al cristianesimo, sulla spinta della moglie Clotilde)
- Trionfa sul re dei visigoti Alarico (estensione dei confini franchi fino ai Pirenei e i vandali confinati in Spagna)
Alla morte di Teodorico in Europa troviamo in Oriente l’imperatore Giustino. Suo successore, nel 527 d. C., fu il nipote, di bassa estrazione sociale, Giustiniano. Il suo sogno è la restaurazione imperiale. Tale obiettivo si scontra inevitabilmente con i goti in Italia, al termine di un continuo susseguirsi di battaglie che frastagliano l’intera Europa troveremo una Roma completamente distrutta e spopolata.
Giustiniano non seppe comprendere come, da un punto di vista economico, l’impero si reggesse sull’Asia e sul Medio-Oriente, piuttosto che sull’Italia. Alla sua morte il regno era parecchio indebolito.
Lasciò ai posteri la più completa e coerente raccolta di diritto romana, il Codice, che trovò nell’Impero d’Oriente e nell’Italia meridionale (sottoposta ai bizantini) una chiara affermazione.
L’Impero romano d’Occidente era oramai crollato sotto le spinte dei barbari, quello d’Oriente – l’impero bizantino – rimaneva ricco e forte. Costantinopoli, la capitale, era la città più ricca e grande del Mediterraneo.
Giustiniano tentò di ricostruire l’unità dell’antico impero romano, combattendo contro vandali, visigoti e ostrogoti. In Italia questa disputa è ricordata col nome di guerra greco-gotica e durò quasi 20 anni, lasciando l’Italia impoverita e affamata, nonostante la vittoria finale di Giustiniano. Giustiniano nominò un esarca, un rappresentante col compito di governare i territori italici e con sede a Ravenna. A Giustiniano spetta il merito di aver fatto redigere una raccolta di leggi (il codice di Giustiniano) che nei secoli successivi costituì la base del diritto per molti paesi. La raccolta raccoglie tutte le leggi emanate a Roma a partire dal II secolo insieme alle interpretazioni date dagli esperti di diritto. Le norme superate o contraddittorie furono eliminate.
Anche Dante ritiene meritevole l’Imperatore Giustiniano di tale opera e lo dimostra parlando di lui nel VI canto del Paradiso.
Distacco tra Oriente e Occidente
Culturalmente tra bizantini e romani c’era un’enorme distacco: i bizantini parlavano e scrivevano in greco, lingua che l’Europa occidentale aveva completamente dimenticato. Inoltre, i bizantini si consideravano gli unici continuatori della civiltà romana.
In campo religioso, nell’VIII secolo, i vescovi di Roma si opposero alla distruzione delle sacre icone (immagini sacre solitamente dipinte su tavola), ordinata dagli imperatori di Costantinopoli che consideravano superstizioso il culto delle immagini. Questo è l’inizio della rottura che avverrà tra le due Chiese nell’XI secolo.