L’Inghilterra e la monarchia costituzionale
Elisabetta I non si sposò e dunque morì senza lasciare eredi. Alla sua morte il trono inglese passò al re di Scozia, Giacomo I Stuart, e poi a Carlo I, l’uno figlio, l’altro nipote di Maria Stuarda.
Gli Stuart cercarono in tutti i modi di istituire una monarchia assoluta, ma si dovettero scontrare con il Parlamento: sorto nel XIII secolo era diviso in due assemblee, la camera dei lord, composta dai rappresentanti dell’aristocrazia e del clero, e la camera dei comuni, formata dai borghesi di città e dalla piccola nobiltà di campagna.
Carlo I venne così sconfitto e condannato alla decapitazione. La sentenza suscitò lo sgomento di tutte le corti europee. In Inghilterra, intanto, veniva proclamata la repubblica!
Cromwell però si trasformò in un dittatore, reprimendo con pugno duro tutte le opposizioni. Gli irlandesi cattolici furono costretti ad emigrare in America. Alla sua morte la corona venne restituita al figlio del re decapitato, Carlo II, e la monarchia venne restaurata (1660). Successivamente il Parlamento offrì la corona a Guglielmo d’Orange, marito della protestante Maria Stuart, per evitare nuovi assolutismi dei monarchi cattolici. Il nuovo re s’impegnò a rispettare il Parlamento, nacque così la prima monarchia costituzionale.
Ricordiamo che nel corso del Seicento tra l’Europa, l’Africa e l’America si sviluppò un fiorente commercio di schiavi neri, destinati alle piantagioni americane di cotone, tabacco, caffè, cacao, canna da zucchero e indaco (un colorante azzurro). A essere negrieri, cioè mercanti di schiavi, erano olandesi, inglesi e francesi.