L’età giolittiana
Dopo la morte di Umberto I il nuovo sovrano fu Vittorio Emanuele III, re d’Italia dal 1900 al 1945. Egli affidò l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri a un piemontese di orientamento liberal-democratico, Giovanni Giolitti, che ricoprì l’incarico dal 1903 al 1913, decennio che gli storici chiamano “età giolittiana”. Contrario alle politiche repressive dei ministri che lo avevano preceduto adotto una linea più moderata. L’età giolittiana coincise con uno sviluppo economico straordinario, pur essendo entrata in ritardo nella fase del decollo industriale. Giolitti attuò una serie di riforme sociali durante il suo mandato:
- Il lavoro in miniera permesso solo dai 14 anni in su
- L’orario massimo di lavoro giornaliero doveva essere di 12 ore per le donne e 11 per gli adolescenti sotto i 15 anni
- I bambini potevano lavorare solo dopo i 12 anni e non dopo i 9 come precedentemente
- Il lavoro festivo e notturno andava limitato
- Fu concesso il congedo per gravidanza e aumentati i sussidi per malattia e invalidità
- Nazionalizzazione delle ferrovie dello stato
- Politica protezionistica (intervento dello Stato a favore dei prodotti nazionali con leggi che penalizzano i prodotti esteri applicando tasse che ne fanno aumentare il prezzo di vendita), aumentando di prezzo prodotti inglesi, tedeschi e francesi che erano superiori di qualità e inferiori di costo; così facendo gli acquirenti italiani erano indotti ad acquistare i prodotti nazionali –> nasce il triangolo industriale Piemonte, Lombardia e Liguria.
- Tentò di industrializzare il Mezzogiorno con finanziamenti per la Basilicata, creazione dell’acquedotto pugliese, creazione di industrie a Bagnoli (NA). Purtroppo il tentativo di Giolitti fallisce: i proprietari terrieri avevano varato colture agricole specializzate (arance in Sicilia, pomodori in Campania) che esportavano in Francia con grandi profitti, ma la politica protezionistica aveva fatto si che i francesi – a causa delle tasse applicate sui loro prodotti – attuassero una ritorsione contro i prodotti agricoli italiani. Il Mezzogiorno restò arretrato (rapporti feudali coi contadini) perché a non fallire furono solamente i proprietari terrieri conservatori che coltivavano grano e vendevano tutto sul mercato nazionale.
- Conquistò la Libia: terreno arido e scarsamente coltivabile (non si sapeva che sotto il terreno c’era il petrolio!)
Giolitti operò anche un’importante riforma elettorale: estese il suffragio universale maschile nel 1912, portando gli elettori da 3 a 8 milioni (il 24,5% della popolazione), consentendo anche agli analfabeti di votare.