Le figure retoriche

Tutti quegli artifici linguistici con cui si creano frasi, espressioni o parole con un particolare effetto poetico si chiamano figure retoriche. Applicando particolari meccanismi linguistici possiamo trasformare i significati delle parole. Usando il linguaggio noi abbiamo a che fare continuamente con figure retoriche, per cui è bene imparare a riconoscerle e comprenderne il funzionamento e gli effetti.

Possiamo distinguere le figure retoriche in due grandi macro categorie:

  • Figure che consistono nell’usare un’espressione con significato diverso da quello letterale
  • Figure che modificano la forma ( come suoni, disposizione delle parole) per ottenere risultati espressivi che non sono presenti negli usi abituali

Le figure che consistono nel modificare un’espressione con significato diverso da quello letterale si dividono in :

  • Figure di significato. Interessano il senso di singole parole e vengono dette tropi o traslati.
  • Figure di pensiero. Interessano il senso di intere frasi

Le figure che modificano la forma si dividono in:

  • Figure grafiche e di suono. Utilizzano le proprietà evocative dei suoni o della forma delle lettere, le loro combinazioni, per suggerire emozioni e sensazioni.
  • Figure di costruzione o di sintassi. Riguardano il modo in cui le parole sono combinate nella frase.

Non allarmarti se non stai capendo, continuando a leggere scoprirai alcuni esempi che ti chiariranno le idee.

Le figure di significato

Le figure di significato sono le più numerose e possiamo trovarle sia in testi di prosa, di poesia e nel linguaggio comune. Vediamo le più note:

Metonimia. E’ uno dei meccanismi principali in base ai quali si modifica il lessico della lingua. Questa figura retorica si ha quando c’è un rapporto di vicinanza tra la cosa o la persona espressa mediante il significato figurato e la cosa o persona cui ci si riferisce mediante il significato letterale. Per capirlo meglio:

I governanti egizi vogliono la pace è ciò che vogliamo dire e possiamo esprimerlo dicendo Il Cairo vuole la pace. Il Cairo, città capitale d’Egitto, acquista il significato di governanti egizi, questo perché quest’ultimi hanno al Cairo la propria sede. Come si può notare abbiamo la sostituzione di una parola con un’altra (o altre). Altri esempi:

Ho comprato una Fiat (un’auto prodotta dalla Fiat)

Palazzo Chigi ha smentito la notizia (Il presidente del consiglio che ha qui il suo ufficio)

I bianconeri hanno vinto (la squadra della Juventus)

Bevi un bicchiere ( la bevanda contenuta nel bicchiere)

Ascolta Mozart (i brani musicali del musicista)

L’esame ci è costato sudore (fatica che causa sudore)

Ho sentito il Telefono (lo squillo del telefono)

Leggo Leopardi (le opere di Leopardi)

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo (Foscolo – In morte del fratello Giovanni, vv. 3) = la tomba

sol con un legno (Dante – Inferno XVII vv. 101) =  la nave

Come puoi vedere tutti i termini sostituiti con un altro hanno un rapporto di contiguità logica.

Sineddoche. E’ un tipo particolare di metonimia usata per indicare la parte per il tutto e il tutto per la parte, cioè si usa un termine che indica qualcosa di ristretto per indicare qualcosa di più ampio e viceversa.

Es. andava in giro su due ruote; dirige il timone (in moto – la nave, quindi la parte indica il tutto)

Vive in America (in una città dell’America, quindi il tutto indica una parte)

La sineddoche si ha anche quando:

  •  il singolare indica il plurale (l’italiano ama mangiare = l’italiano indica tutti gli italiani) e viceversa (sono i Don Abbondio a rovinare tutto = la singola persona indica tutti i vigliacchi)
  • una categoria ristretta ne indica una più ampia e viceversa ( è l’ora della pappa = pappa sta per pranzo;  i quadrupedi corsero al galoppo = indica i cavalli anche se la specie dei quadrupedi è molto più ampia; siamo dei mortali = cioè uomini)
  • un oggetto mediante la materia di cui è fatto (ammiro la tela di Tiziano = tela sta per quadro)

Nella letteratura italiana troviamo:

le sole vere pupille, seppur tanto offuscate (Montale – Ho sceso dandoti il braccio, vv. 11), pupille sta per occhi, la parte per il tutto

sotto l’ali dormono i nidi (Pascoli – Gelsomino notturno) = nidi sta per uccellini, il tutto per la parte

E quando la fatal prora d’Enea (Carducci – Agli amici della valle Tiberina, vv. 45), prora sta per nave, la parte per il tutto

O animal grazioso e benigno (Dante – V canto inferno, vv. 88) = animal sta per uomo, il genere per la specie

Le nubi estive e i zeffiri sereni ( Foscolo – Alla sera, vv.4) = zeffiri sta per venti, la specie per il genere

Grazie a queste due figure retoriche si precisa il significato figurato e se ne precisa la relazione con quello letterale.

Metafora (dal greco trasportare). Anche questa figura retorica è un’espressione che acquista un significato diverso da quello letterale. Fra la cosa a cui ci si riferisce e quella indicata dal suo significato letterale vi è una relazione di somiglianza (e non di vicinanza/contiguità come nella metonimia). Mediante la metafora si identifica la cosa di cui si parla mediante un’altra lontana nella realtà, invitando a scoprire aspetti comuni.

Es. il fiume è una lama grigia. Il significato letterale della lama (parte del coltello) assume un significato figurato, inteso come rilucente. La cosa di cui si parla (il fiume) viene detta metaforizzato, mentre la cosa attraverso la quale se ne parla (la lama) viene detta metaforizzante.

Altri esempi: la vita è un viaggio; il tuo amico è un serpente; l’amore è un miraggio; i Caraibi sono un paradiso; quell’uomo è un pozzo di scienza; il tempo è denaro; Luisa è un fiore, Luca è un orso

Queste fin qui dette sono metafore semplici, cioè facili da individuare. Esistono metafore complesse, dove il rapporto di somiglianza non sempre è di facile decifrazione. Per esempio:

Il vento ululava; Luigi ha sposato il tennis; la nonna lotta contro la morte; la notizia è esplosiva; udimmo un oceano di parole; Il cielo sta piangendo;

Esempi nella letteratura italiana:

“…Io non piangea, sì dentro impetrai…
(Dante, Inferno, XXXIII, v.49)
Questa frase è pronunciata dal conte Ugolino il quale con questa espressione vuole intendere che a causa di un dolore fortissimo il suo animo non provava alcuna emozione, era diventato – cioè – “duro come una pietra”. 

“…ch’amor conduce a piè del duro lauro
ch’à i rami di diamante e d’or le chiome
…”
(F.Petrarca, Canzoniere, XXX, vv.22-23);
Petrarca allude a Laura riferendo di una pianta di alloro con rami di diamante e chioma dorata ai piedi della quale Amore conduce chi è colpito dai suoi dardi.

“…e prego anch’io nel tuo porto quiete…
(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, v.11) porto=morte

“…Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
in così verde etate! Ahi, per la via…

(G. Leopardi, La sera del dì di festa, vv.23-24) verde etate=gioventù

…tutto ei provò: la gloria 
maggior dopo il periglio, 
la fuga e la vittoria, 
la reggia e il tristo esiglio; 
due volte nella polvere,
due volte sull’altar…

(A. Manzoni, Il Cinque Maggio, vv.43-48) nella polvere=in disgrazia; sull’altar=in trionfo

…Tu fior de la mia pianta 
percossa e inaridita, 
tu de l’inutil vita 
estremo unico fior,…
” 
(G. Carducci, Pianto antico, vv.9-12) fior=figlio; pianta=padre

…Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo…

(G. Pascoli, La mia sera, vv.9 -10) aprire=sbocciare come i fiori

…Anche un uomo tornava al suo nido…” 
(G. Pascoli, X Agosto, v.13) nido=casa

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo di strade…

(G. Ungaretti, Natale, vv.1-4) gomitolo di strade=moltissime vie che si intersecano

Alle sponde odo l’acqua colomba, 
Anapo mio; nella memoria geme
al suo cordoglio
uno stormire altissimo…

(Salvatore Quasimodo, L’Anapo, vv.1-4) l’acqua colomba=l’acqua mormora come una colomba che tuba

Piove senza rumore sul prato del mare…
(C. Pavese, Tolleranza, v.1) prato del mare=la superficie del mare è liscia e verde scuro come un prato erboso.

Sinestesia. E’ una metafora di tipo particolare che si incontra spesso, anche nel linguaggio comune. Consiste nell’ accostamento di due parole appartenenti a sfere sensoriali diverse: dolce suono, rosso stridente. Nel primo caso dolce fa riferimento al gusto e suono all’ udito, nel secondo rosso fa riferimento alla vista e stridente all’ udito. I poeti simbolisti e gli ermetici ne fecero largo uso.

Esempi celebri:

Sol tace ((Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto I, vv.59-60)

Luce muto (Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto V, v.28) 

l’aspro odor de i vini (Carducci, San Martino, vv.5-8)

Similitudine. Si ha quando si confrontano due cose o situazioni di genere diverso,lontane nella realtà, suggerendo che tale contrasto può essere risolto trovando somiglianze. A differenza della metafora troviamo sempre un indicatore di confronto: come, simile a , similmente, sembra, pare, ecc

Le enciclopedie sono come le miniere

Il suo amore è come una fiamma

La montagna è simile a un gigante

I capelli di Paola sono come il rame

Come il fruscio che fan le foglie del gelso… (D’Annunzio, La sera fiesolana, vv.1-3)

Antonomasia. Si usa un nome proprio con valore di nome comune (è un Leonardo, per dire che è un genio) o un nome comune con valore di nome proprio (il corso riferendosi a Napoleone). Si può anche trovare una perifrasi: la tigre della Malesia(Sandokan), la capitale del cinema (Hollywood), la vecchia signora (Juventus), l’aquila di Ligonchio (Iva Zanicchi), la tigre di Cremona (Mina)

Mentre son questi a le bell’opre intenti
perché debbiano tosto in uso porse
il gran nemico de l’umane genti
contra i cristiani i lividi occhi torse…
” 
(il gran nemico de l’umane genti = il demonio)
(Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, IV, I, vv.1-4) 

…atto ch’ebbe il re di Circassia
battere il volto de l’antiqua madre 
traversò un bosco, e dopo il bosco un monte,…
” 
(l’antiqua madre = la terra) 
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso, II, XXXIII, vv.5-7) 

Ossimoro. Lega insieme due parole di senso opposto. Consiste nell’ accostare due termini che esprimono concetti contrari e che si contraddicono producendo un effetto paradossale. A differenza della figura retorica dell’antitesi, i due termini sono spesso incompatibili.  Si tratta di una combinazione tale da creare un originale contrasto, ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici. Esempi: lucida follia, brivido caldo, silenzio assordante, disgustoso piacere, attimo infinito, buio accecante, gentilezza crudele.

“…O viva morte, o dilettoso male, 
come puoi tanto in me, s’io nol consento?…

(F. Petrarca, S’amor non è, Canzoniere, vv.7-8)

…E ’l naufragar m’è dolce in questo mare.
(G. Leopardi, L’Infinito, v.15)

Cessate d’uccidere i morti…
(G. Ungaretti, Non gridate più, v. 1)

Paronomasia. Consiste nell’accostare due o piú parole di suono simile (differendo per una o due lettere) ma significato diverso usate con l’intento di ottenere particolari effetti fonici e, insieme, rafforzarne la correlazione.
È il procedimento base dei giochi di parole e degli scioglilingua: “Chi non risica non rosica”, “Chi dice donna dice danno”, “Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa”, “il troppo stroppia”.

figure retoriche

Figure di pensiero

Interessano il senso di intere frasi.

Climax. La climax (dal greco klímax, “scala”), detta anche gradazione (gradatio) è una figura retorica (di parola) che consiste nell’ accostamento di termini o locuzioni semanticamente affini per perseguire l’effetto di un’intensità espressiva crescente. Se l’intensità è decrescente si parla di anticlimax.

…la terra ansante, livida, in sussulto;

il cielo ingombro, tragico, disfatto…”

(G. Pascoli,Il lampo, vv.2-3)

Gli aggettivi riferiti prima al cielo e poi alla terra sono graduati per intensità crescente, sottolineando il passaggio ad una condizione sempre più disperata.

Chiasmo. E’ costituita da due espressioni in cui gli elementi sono disposti in modo incrociato suggerendo l’immagine di una X: La sventura è un trampolino per i forti, per i deboli un abisso (H. de Balzac)

Le donne (A), i cavallier (B), l’arme (B1), gli amori (A1)…
(Ludovico Ariosto, L’Orlando furioso, canto I) dove le donne sono legate agli amori e i cavalieri alle armi.

Litote. Consiste nel dire una cosa negando il suo contrario: non si può dire che fosse un genio; Stefano non è un temerario; questa pizza non è malvagia; non mi lamento; a Luca non mancano i mezzi

onde non tacque (Foscolo, A Zacinto, vv.6)

Eufemismo. E’ una figura che attenua le cose allo scopo di nascondere realtà che si ritengono troppo crude o spiacevoli. Si usano giri di parole o perifrasi per indicare ciò che si vorrebbe dire.

E’ passato a miglior vita; è un operatore ecologico; è un collaboratore di giustizia; ha una discreta mole;

…Quando rispuosi, cominciai: – Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

menò costoro al doloroso passo! – …” (l’adulterio e quindi la perdizione eterna)

(Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto V, vv.112-114)

Antitesi (dal greco antìthesis, “contrapposizione”) . E’ una figura retorica di pensiero che consiste nell’ ottenere il rafforzamento di un concetto aggiungendo la negazione del suo contrario (Lavorava di notte, non di giorno) oppure accostando due parole o concetti opposti (temo e spero).

“…Ma come, o Vecchio, un giorno fu distrutto 
il sogno della tua mente fanciulla? 
E chi ti apprese la parola nulla, 
e chi ti apprese la parola tutto?…

(Guido Gozzano, L’analfabeta, vv.121-124)

Iperbole. Usata per esagerare, per presentare un’immagine ingigantita, ampliando a dismisura le proporzioni: è bello da morire; è un secolo che non lo vedo.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino…

(E. Montale, Ho sceso dandoti il braccio…, Xenia I, vv.1-2)

…Ma sedendo e mirando, interminati 
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo;…
” 
(G. Leopardi, L’infinito, vv.4-7)

Ironia. Consiste nel dire una cosa comunicando in realtà il suo significato opposto. Perlopiù si usa per ridicolizzare qualcosa o qualcuno: Paola ha ottenuto un grande successo, è arrivata ultima.

Figure di suono e Figure di costruzione

Allitterazione. E’  la figura retorica (di parola) che consiste nella ripetizione di una lettera, di una sillaba o più in generale di un suono all’inizio o all’interno di parole successive (Coca Cola, Marilyn Monroe, Deanna Durbin, Mickey Mouse). Pone l’attenzione sul legame fonico che lega più parole.
Nella lirica italiana il primo a farne largo uso è stato Petrarca.

Esempi: 
…di me medesmo meco mi vergogno
e del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto…
” 
(F. Petrarca, Canzoniere, I, v.11-12) allitterazione della lettera “m” e della lettera “v”.

Anafora. L’anafora (dal greco anaphéro, “riporto, ripeto”) è la figura retorica (di parola) che consiste nel ripetere una o più parole all’inizio di segmenti successivi di un testo (periodi, sintagmi, frasi), per sottolineare un’immagine o un concetto.

Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno dolore
per me si va tra la perduta gente…

(Dante Alighieri, Divina Commedia – Inferno – Canto III, vv 1-3)

Anastrofe. E’  la figura retorica (di parola) che consiste nell’ inversione dell’ordine naturale delle parole all’ interno di un verso, per dare rilievo ad una parola e ottenere effetti fonici. È affine all’ iperbato ma, a differenza di esso, non implica l’inserimento di un inciso tra i termini.

Esempio: 
…Sempre caro mi fu quest’ermo colle…
(Leopardi, Infinito, v.1)

Elissi. consiste nell’ omettere, all’ interno di una frase, uno o più termini che sia possibile sottintendere, per conseguire un particolare effetto di concisione e icasticità o effetti di attesa e di tensione.

…Ai posteri l’ardua sentenza…
(A. Manzoni, Il cinque maggio, vv.31-32) Manzoni omette il verbo ’toccherà’.

Iperbato. affine all’ anastrofe rappresenta un’inversione nell’ ordine naturale delle parole all’ interno di una frase. L’iperbato si realizza inserendo uno o più termini tra parole che sintatticamente andrebbero unite e producendo un andamento irregolare della frase rispetto all’ordine previsto. Simile all’ iperbato è anche l’ epifrasi, che consiste nello spostare un gruppo di parole al termine di un enunciato per definirne meglio il significato.

mille di fior al ciel mandano incensi…
(U. Foscolo, I Sepolcri, v.172) – in base all’ordine consueto delle parole dovrebbe essere: “mandano al ciel mille incensi di fior

Onomatopea. Consiste nel riprodurre suoni naturali attraverso espressioni verbali che acusticamente suggeriscono i suoni stessi. L’onomatopea primaria riproduce il verso in sé: chicchirichì, coccodé, bau, miao. L’onomatopea secondaria indica i verbi che riguardano il verseggiare degli animali: ululare, miagolare, abbaiare, galoppare.

…ascoltare tra i pruni e gli sterpi 
schiocchi di merli, frusci di serpi…

(E. Montale, Meriggiare pallido e assorto, vv. 3-4) 

Questa è anche paronomasia: consiste nell’accostare due o più parole che abbiano suono molto simile (differendo per una o due lettere) ma significato diverso (sterpi -serpi).

Enjambement è una parola francese che significa “inarcatura” e consiste nella continuazione di una frase al verso successivo, annullando così la pausa di fine verso.
Con l’enjambement la pausa ritmica di fine verso non coincide con una pausa logica perciò la frase si spezza a fine verso per concludersi al verso successivo. Es.: e intanto fugge questo reo tempo… (Ugo Foscolo, Alla sera, vv.10-11)

Queste sono le più importanti figure retoriche che potrai incontrare nei vari testi letterari. Per approfondire puoi guardare qui:

http://www.parafrasando.it/METRICA/Figureretoriche.html

ne troverai altre e tutte messe in ordine alfabetico.

Se a qualcuno serve l’immagine della mappa concettuale ci scriva una mail e ve la invieremo volentieri.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *