La guerra di Giugurta
Giugurta, re dei Numidi, una popolazione del Nord Africa, iniziò a danneggiare i commerci dei Romani. I cavalieri, allora, che avevano molti interessi commerciali in Africa, fecero pressioni sul Senato affinché gli dichiarasse guerra, cosa che avvenne nel 112 a.C. In un primo momento i generali romani non ottennero grandi risultati; soprattutto facevano fatica a reclutare nuove forze per l’esercito perché i contadini, ormai ridotti in miseria, non potevano comprarsi le armi.La situazione cambiò quando il comando dell’esercito fu affidato a Caio Mario, console di origine plebea. Mario fece un’importante riforma dell’esercito stabilendo che chiunque, non solo i cittadini proprietari terrieri, avrebbe potuto arruolarsi nell’esercito, ricevendo in cambio di un servizio di sedici anni, le armi, la paga e la possibilità di fare carriera. Con questo nuovo esercito, più motivato, Mario riuscì a sconfiggere Giugurta nel 105 a.C.
La guerra sociale
Le città italiche alleate di Roma durante le lunghe campagne militari contro Cartagine e in Oriente avevano fornito truppe all’esercito romano senza ricevere nulla in cambio. Caio Gracco aveva già proposto di calmare il loro malcontento concedendo agli alleati italici la cittadinanza romana da essi richiesta e quindi il diritto a partecipare alla vita politica di Roma. Nel 91 a.C., dopo che un altro tribuno della plebe aveva avanzato la stessa proposta di Caio Gracco e anch’egli era stato ucciso, il malcontento si trasformò in una rivolta armata. Una confederazione di popolazioni italiche iniziò una dura guerra contro Roma, nota come guerra sociale, da socii, che in latino significa “alleati”. I Romani fecero fatica a reprimere la rivolta perché si trovarono di fronte a eserciti della loro stessa forza. Così, per concludere la guerra, furono costretti a concedere gradatamente agli Italici la cittadinanza romana.