Guerra civile tra Mario e Silla
Dopo il successo contro Giugurta, Caio Mario aveva sconfitto i Cimbri e i Teutoni ai Campi Raudii (nei pressi di Vercelli) popolazioni germaniche che erano riuscite a valicare le Alpi e avevano iniziato a saccheggiare il Nord Italia. Mario era all’ apice del successo e fu eletto console per altre quattro volte, grazie al sostegno dei popolari. A lui si oppose il partito degli ottimati, capeggiato da Lucio Cornelio Silla, che si era fatto valere nella guerra contro gli alleati italici.
Fra i due generali scoppiò una vera guerra civile nell’88 a.C., quando il Senato affidò a Silla il comando della guerra contro Mitridate, re del Ponto (una regione dell’Asia Minore), che si era messo a capo di una rivolta contro Roma. I concili della plebe, preoccupati che Silla acquistasse troppo potere, subito dopo che ebbe lasciato Roma, gli tolsero il comando della spedizione e lo affidarono a Mario.
Silla reagì marciando su Roma con il suo esercito, infrangendo per la prima volta la legge che vietava di entrare con uomini armati dentro il territorio di Roma, considerato sacro. Si scatenò una terribile guerra civile che continuò anche dopo la morte di Mario (avvenuta nell’86 a.C.) e finì con la vittoria di Silla nell’83 a.C.
Il capo del partito degli ottimati si fece proclamare dittatore non solo per sei mesi, ma a tempo indeterminato. Vennero compilate delle liste di proscrizione, un elenco di avversari politici che potevano essere uccisi da chiunque e senza processo perché ritenuti nemici della Repubblica: in seguito a questo atto 90 senatori e 2600 cavalieri furono messi a morte. Silla, a sorpresa, però, nel 79 a.C., dopo tre anni di dittatura, si ritirò a vita privata.
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