Il Gattopardo
Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico. Protagonista della scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rilevatore del trapasso del regime, mentre già incalzano i tempi nuovi: dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primi del ‘900.
La vicenda è accentrata quasi interamente in un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina.
Ci viene offerta un’immagine viva della Sicilia, animata da uno spirito alacre e modernissimo (lontano dall’intreccio caro alla narrativa ottocentesca), ampiamente consapevole della problematica storica, politica e letteraria contemporanea.
Don Fabrizio, principe di Salina è proprietario terriero di una tenuta vicino Palermo. L’arrivo delle truppe di Garibaldi consegnerà il potere ai Savoia e che segnano la fine di un’epoca, la rapida ascesa della classe borghese e l’inesorabile declino dell’aristocrazia. Suo nipote, Tancredi Falconeri si arruola volontario nell’esercito sabaudo. Quando lo zio gli palesa il suo dissenso egli risponde con la celebre frase: se vogliamo che che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.
Tancredi incarna l’abilità della vecchia classe dirigente nel conservare i propri privilegi, sfruttando le nuove opportunità della modernità. Il giovane si innamora di Angelica, figlia del sindaco di Donnafugata, residenza estiva dei Salina, nonché mezzadro rapidamente arricchitosi.
Il principe Salina, nel corso del romanzo, evidenzierà la propensione all’immobilità insita nell’animo dei siciliani.
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Una risposta
[…] di Lampedusa, attraverso Il Gattopardo, non racconta solo ciò che accade con l’unificazione d’Italia. << Se vogliamo […]