L’organizzazione politica di Roma repubblicana
Al vertice dello Stato troviamo una coppia di magistrati denominati consoli, che avevano ricevuto in eredità dagli antichi sovrani l’imperium, cioè l’assoluta autorità militare e civile. Era loro conferito il compito di guidare l’esercito durante la guerra, il diritto di riunire il Senato e convocare assemblee popolari per eleggere i magistrati o far votare le leggi. A loro spettava anche tutelare sull’ordine pubblico. L’imperium era indivisibile, per cui ogni console poteva prendere decisioni autonomamente senza consultare il collega. Nel caso di disaccordo sulle scelte i due consoli potevano nominare un dittatore, magistrato unico con poteri assoluti. Le magistrature non erano vitalizie ma a termine: i consoli venivano eletti per un anno e non rieleggibili nell’immediato; il dittatore poteva rimanere in carica massimo sei mesi. Al di sotto di loro stavano i pretori con competenze in ambito civile. I quattro edili avevano compito di polizia urbana e di controllo dei mercati. I quattro questori avevano competenze giudiziarie. I due censori, eletti ogni cinque anni, si occupavano del censimento della popolazione in base al patrimonio.
Il cursus honorem era il percorso che andava intrapreso per rivestire le cariche delle magistrature, seguendo una determinata sequenza e fissando un’età minima per accedervi. A stabilire il cursus honorem era stata la legge Villia del 180 a.C.
A rappresentare la plebe vi erano i tribuni della plebe, eletti ogni anno. Questa carica assunse piano piano sempre più importanza politica. A ufficializzarla ci furono le leggi licinie-sestie del 367 a. C. , dal nome dei due tribuni proponenti, Licinio e Sestio, che riconobbero il diritto alla plebe di accedere al consolato. Nel 300 a.C. la legge Valeria sancì il diritto per tutti i cittadini di appellarsi al giudizio dell’assemblea popolare nel caso di condanne capitali inflitte dai magistrati.
Il supremo organo collegiale di governo fu il Senato a cui vennero riservate le decisioni sulla guerra, sulla pace e il compito di autorizzare le delibere dei comizi, ovvero le assemblee dei cittadini.