La fattoria degli animali
Il libro di Orwell ha ricevuto quattro rifiuti prima di essere pubblicato, nel 1945. Dei quattro editori solo uno ha dato motivazioni ideologiche (sarà stato l’unico sincero?).
George Orwell ci ha messo sei anni a sviluppare questo libro: voleva criticare il rapporto di alleanza che si era venuto a creare tra l’URSS e l’Occidente a seguito della Conferenza di Teheran, proprio perchè non credeva che tale rapporto sarebbe rimasto buono a lungo (e non si sbagliava).
La storia è una favola, con una stridente nota di discordia.
Per la trama vi rimando al link dove potete anche acquistarlo: La fattoria degli animali.
La storia può essere letta da chi conosce la storia o da chi non la conosce. Aggiunge qualcosa sapere che il vecchio Maggiore è Lenin, che Napoleone è Stalin, che Palla di Neve è Trotskij?
Lo scopo di Orwell era quello di divertire, dimostrando l’instabilità delle leggi (basta una parola aggiunta a dare un senso nuovo ai Sette Comandamenti della fattoria dipinti sul granaio). Parte dalla favola in quanto favola per arrivare a una morale politica: la Rivoluzione è per gli stupidi, tant’è che non riguarda il saggio asino, l’opportunista gatta, il bugiardo corvo, la vanesia cavalla; sono gli stupidi a crederci, come l’ottuso stacanovista cavallo (a cui sarà riservata la fine peggiore), le pecore accondiscendenti e tutti gli altri animali analfabeti e creduloni.
E l’essere umano? Citando Orwell: “…spostavano lo sguardo dal maiale all’uomo e dall’uomo al maiale […] ma già era impossibile stabilire quale fosse l’uno e quale l’altro”.