La riforma della Chiesa nel Medioevo
Nel 1054 si giunse alla rottura tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Bisanzio. Fu lo scisma d’Oriente: la cristianità si divise tra cristiani ortodossi (in oriente) e cristiani cattolici (in occidente).
Noi oggi sappiamo distinguere tra autorità religiosa (Chiesa) e autorità politica (Stato). Per buona parte del medioevo questa separazione netta non ci fu: il potere laico e il potere religioso erano strettamente legati tra loro e a volte finivano per sovrapporsi.
Già con Carlo Magno, nell’VIII secolo, vescovi e abati appartenevano al gruppo dei potenti del regno ed erano spesso coinvolti in compiti di governo. Gli stessi imperatori consideravano la difesa della Chiesa un dovere. inoltre, intervenivano nell’elezione di vescovi e papi. La carica di vescovo, essendo una carica dotata di prestigio, spesso veniva venduta in cambio di denaro. Preti e vescovi a volte vivevano con donne e i preti si sposavano e avevano figli. Tutto questo all’epoca non destava stupore, perchè il divieto di prendere moglie valeva solo per monaci e vescovi.
Soltanto dal 1059 per i preti fu imposto l’obbligo del celibato.
Tra il X e l’XI secolo tra i fedeli cominciò a diffondersi una nuova sensibilità religiosa, che pretendeva da parte degli ecclesiastici comportamenti corretti e rigorosi. In questo periodo il commercio delle cose sacre prese il nome di simonia (nome derivato da Simon Mago che cercò di acquistare dall’apostolo Pietro il poter di far miracoli) e il matrimonio dei preti fu chiamato nicolaismo (dal nome di una setta religiosa).
L’intromissione del potere laico e dell’imperatore nei fatti religiosi fu visto come un male: da più parti si cominciò a chiedere una riforma ecclesiastica. Alla guida del movimento riformatore si posero i monaci del monastero benedettino di Cluny (Francia).
Il monastero di Cluny
Nel 910 dodici monaci benedettini, aiutati da un signore locale, il duca Guglielmo d’Aquitania, fondarono, nella residenza di caccia da lui donata, a Cluny, in Francia (precisamente in Borgogna), un monastero sotto le dipendenze del papato.
Al centro della loro vita monastica c’era la preghiera (in particolare per i defunti) e la carità.
Il modello monastico di Cluny ebbe un enorme successo. i monasteri si moltiplicarono a centinai e nell’XI secolo erano già circa 1400 in tutta Europa. Ai cluniacensi si aggiunsero presto nuovi ordini benedettini riformati, come i cistercensi, i certosini, i camaldonesi …. Oltre i movimenti religiosi anche i laici chiedevano di essere guidati da un clero più degno, il movimento popolare pataria (mercato degli stracci usato in termini dispregiativi per additarli come straccioni) a Milano fu uno di questi.
La lotta per le investiture
Proprio dal monastero di Cluny passò il papa riformatore Gregorio VII; qui vi trascorse alcuni anni. Egli dichiarò illegittime le nomine di vescovi e preti fatte da laici e depose tutti i simoniaci e chi non praticava il celibato. Inoltre, con un trattato chiamato, Dictatus papae pubblicato nel 1075, stabilì la superiorità del papato sull’Impero.
Come prevedibile, la cosa non piacque agli imperatori del Sacro Romano Impero germanico. Enrico IV di Franconia continuò a nominare ecclesiastici e persuase i vescovi tedeschi a eleggere un altro papa al posto di Gregorio VII. Il pontefice allora scomunicò l’imperatore. La scomunica liberava i sudditi dalla fedeltà al sovrano e lo scomunicato non poteva avere contatti con gli altri cristiani, neppure suoi parenti. Di fatto la scomunica offrì ai signori tedeschi il pretesto per ribellarsi all’imperatore.
Nel 1077 Enrico IV si umiliò scendendo in Italia per implorare il perdono del papa. Il papa si trovava ospite nel castello di Canossa della contessa Matilde di Toscana. Dopo aver lasciato tre giorni al gelo il re , per l’intervento della contessa e dell’abate di Cluny, concesse all’imperatore l’assoluzione.
La lotta tra Impero e papato non si concluse qui, continuò anche dopo la morte dei due protagonisti, per altri 50 anni. il lungo scontro prese il nome di lotta per le investiture perchè il principale motivo del conflitto era l’investitura imperiale dei vescovi. La lotta si concluse nel 1122 con il concordato di Worms.
Il concordato di Worms
L’accordo del 1122 prevedeva che al papa spettava la consacrazione religiosa dei vescovi, all’imperatore l’investitura, cioè la concessione dei poteri di governo. In Italia la consacrazione dei vescovi doveva precedere l’investitura imperiale, mentre in Germania l’ordine era inverso. Il concordato era dunque un compromesso che riconosceva solo in parte le richieste di ciascuno dei contendenti e non accontentava del tutto nessuno dei due. In esso appariva l’idea che il potere spirituale e il potere temporale non potevano coincidere ma dovevano restare divisi.
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