Federico II
Dopo la pace di Costanza Federico spostò il suo interesse verso l’Italia Meridionale, dove regnavano i normanni guidati da Ruggero II. La figlia di Ruggero II, Costanza d’Altavilla, venne data in sposa al figlio di Federico Barbarossa, Enrico di Svevia, futuri genitori dell’imperatore Federico II. Il matrimonio venne celebrato a Milano in pompa magna: 150 muli trasportarono la dote dell’imperatrice, ovvero 14 tonnellate di oro.
Rimasto orfano a solo quattro anni Federico II fu affidato al papa Innocenzo III (ispiratore della crociata contro gli albigesi) che ne assunse la tutela, cioè l’incarico di proteggerlo e rappresentarlo.
Il papa professava la superiorità del potere papale su quello imperiale (teocrazia) e fece promettere al giovane imperatore di non unire mai le due corone di Sicilia e Germania.
Morto Innocenzo III Federico II tolse in Sicilia ai signori i privilegi e le terre usurpate. Istaurò cosi una forte monarchia sveva e favorì lo sviluppo della cultura, con la creazione dell’Università di Napoli. Uomo di vastissima cultura, poeta e letterato protesse artisti e scrittori.
Il nuovo papa Gregorio IX non tollerò l’iniziativa di Federico II di estendere la sua autorità all’Italia settentrionale: un regno forte a Nord e Sud della penisola sarebbe stato un pericolo per lo stato della Chiesa, chiuso in mezzo come in una morsa.
Alcuni comuni irritati dall’imperatore si schierarono con il papa, altri, pur di danneggiare i loro rivali, si allearono con l’imperatore. I due schieramenti presero il nome di guelfi e ghibellini. I guelfi erano alleati del papa, i ghibellini dell’imperatore. I due nomi, che in origine indicavano i seguaci delle famiglie tedesche di Baviera (guelfi) e di Svevia (ghibellini), in Italia avevano assunto un diverso significato.
Gli Angioini
Le lotte tra i due schieramenti alterneranno vittorie e sconfitte. Quando Federico II morì, nel 1250, il papa offrì il regno di Sicilia a Carlo d’Angiò, fratello del potente re di Francia. Carlo scese nella penisola sostenuto dai guelfi e sconfisse i ghibellini nella battaglia di Benevento (1266), nella quale trovò la morte il figlio di Federico II, Manfredi.
Gli Angioini si proclamarono vassalli della Chiesa e giurarono fedeltà al papa. Governarono la Sicilia con durezza, colpendo la popolazione con pesanti tasse e ridiedero potere ai signori, per lo più scelti tra la nobiltà francese. Il malcontento dei sudditi suscitò a Palermo la rivolta dei vespri siciliani (perchè il popolo insorse al vespro, cioè al tramonto). la rivolta avvenne qui nel 1282 anche perchè Carlo aveva privato la città del titolo di capitale, trasferendolo a Napoli. In aiuto degli insorti giunsero dalla Spagna gli Aragonesi , una famiglia imparentata con gli Svevi.
La lotta tra Angioini e Aragonesi si concluse nel 1302 con la pace di Cabellotta: gli Angioini restarono a Napoli e nell’Italia Meridionale; gli Aragonesi si impadronirono della Sicilia e venti anni dopo della Sardegna.
Filippo il Bello fece addirittura catturare il papa, ma il popolo insorse e lo liberò. Questo non tolse la grave umiliazione. La Chiesa rimase indebolita e la morte di Bonifacio VIII non aiutò. Per circa 70 anni tutti i papi furono francesi e la sede papale trasferita nella città francese di Avignone (cattività avignonese). Durante questa lunga crisi scoppiarono numerose rivolte a Roma, tra le quali viene ricordata quella del notaio Cola di Rienzo. Nel 1376, con Gregorio XI, la sede papale verrà riportata a Roma (anche grazie alle esortazioni della domenicana Santa Caterina da Siena), ma i francesi continuarono a eleggere antipapi e le lotte non cessarono. Bisognerà attenere il 1417 per veder finire lo scisma della Chiesa d’Occidente. Grazie al concilio di Costanza i vescovi deposero i due papi ed elessero un nuovo pontefice