Gli Stati regionali
Nell’Italia Settentrionale e Centrale nel XIII e XIV secolo si affermano le signorie. Molti signori conquistavano il potere con la forza, altri ottenevano il titolo di duca dal sovrano o dal papa, pagando una somma di denaro. Il titolo veniva poi trasmesso ai figli e la signoria si trasformò così in principato.
I signori e i principi italiani cercarono di ingrandire i propri possedimenti e alcuni ebbero successo, trasformandoli in Stati regionali.
Nel XV secolo in Francia, Spagna e Inghilterra abbiamo la monarchia nazionale, ovvero un solo centro di potere che si impone sugli altri; in Italia molti centri di potere, ovvero gli Stati regionali con la conseguente lotta tra città. I più importanti erano il ducato di Milano, lo Stato della Chiesa, il regno di Napoli e Firenze e la Repubblica di Venezia. Ricordiamoci che oltre alle signorie nella parte Nord dell’Italia avevamo anche le repubbliche (come Genova e Venezia). Solo nel XIX secolo in Italia avremo uno Stato nazionale.
Chi governava gli Stati regionali?
A Milano abbiamo i Visconti: Gian Galeazzo a capo di un esercito di mercenari estende il ducato fino in Veneto, alla sua morte i Visconti non riescono a mantenere tutti i territori e il ducato si circoscrive alla Lombardia. Dopo i Visconti troviamo gli Sforza, un’altra famiglia che tenne le redini del ducato nel secolo successivo a quello dei Visconti, ovvero fino agli inizi del 1500.
A Venezia il potere era nelle mani di poche famiglie aristocratiche fra le quali era scelto il doge. La città cercò di espandersi nel Veneto e nella Lombardia e questo la portò a scontrarsi con il ducato di Milano.
A Firenze nel 1400 il potere della signoria fu preso da Cosimo De Medici, ricco banchiere e commerciante, il quale mantenne le magistrature comunali affidandole ad amici a lui fidati. Suo nipote Lorenzo il Magnifico seppe far crescere la città culturalmente e artisticamente. Solo nel 1532 Firenze si trasformò da signoria a principato, estendendosi come Stato regionale a tutta la Toscana (granducato).
Ruolo minore hanno i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara e gli Scaligeri a Verona (che pure ebbero un periodo di espansione con Cangrande della Scala).
Nel Piemonte troviamo lo Stato dei Savoia, che non riuscendosi a estendere in Francia ci provava in Italia.
Nello Stato della Chiesa regnava il nepotismo (pontefici e cardinali assegnavano cariche ai propri parenti).
Le corone di Napoli e Sicilia vengono riunite sotto i re d’Aragona nel 1442, dopo un secolo di lotte.
Le lotte tra gli Stati regionali furono interrotte con la pace di Lodi promossa da Lorenzo il Magnifico nel 1454. Iniziò allora un periodo di relativa tranquillità.
L’equilibrio delle forze durò 40 anni, nel 1494 venne meno quando Carlo VIII di Valois, re di Francia, con l’aiuto del duca di Milano, Ludovico Sforza detto il Moro, tentò di impossessarsi del regno di Napoli, perchè lontano parente degli Angioini ( i quali lo avevano perduto nel 1442 a favore degli Aragonesi di Spagna).
Egli riuscì facilmente ad attraversare la penisola e solo il formarsi di una lega antifrancese tra signori italiani gli impedì di portare a termine il suo progetto. La discesa di Carlo VIII rivelò quanto fosse facile sottomettere l’Italia. A Firenze i fiorentini cacciarono i Medici (accusati di avergli permesso di attraversare il territorio) sotto la guida spirituale di Girolamo Savonarola, proclamando la Repubblica. Quando Savonarola fu scomunicato il popolo lo abbandonò e i Medici tornarono al potere.