Il Rinascimento
La vita degli uomini del Medioevo era dominata dal pensiero religioso. Guerre, malattie, terremoti erano interpretati come punizioni divine. La divisione sociale in guerrieri, contadini e religiosi era voluta da Dio e la salvezza dell’anima era argomento assai caro a tutti.
Fra il 1300 e il 1400 inizia a svilupparsi una cultura laica, più interessata ai problemi della vita terrena che all’aldilà. Laico vuol dire “qualcuno che non fa parte del clero”, quindi la cultura non è influenzata dai dettami della religione. I dogmi del cristianesimo non vengono messi in discussione, ma si esaltano valori terreni: la gloria, il potere, la bellezza, l’arte, i piaceri della vita.
Questo nuovo movimento culturale non interessa l’intero popolo, ma solamente signori, letterati, uomini di cultura, artisti e trova il suo centro di irraggiamento in Italia, nelle signorie. Gli intellettuali si rifanno allo splendore della cultura greco-romana e questo loro interesse per la rinascita della civiltà fa si che il periodo storico che va dalla metà del XIV secolo al XVI secolo presenta molti elementi nuovi in letteratura, in arte, nella scienza e nella tecnica. Proprio per questo verrà indicato col nome di Rinascimento.
I letterati riscoprono l’amore per lo studio dei classici greci e latini.
Umanesimo è il nome con cui si indica il periodo iniziale, quasi interamente italiano, del Rinascimento.
La biblioteca Malatestiana di Cesena è l’unica biblioteca umanistica conventuale giunta fino a noi in perfetto stato di conservazione (nel 2005 è stata inserita dall’UNESCO tra le memorie del mondo).
Nel periodo dell’Umanesimo Gutenberg, un orefice, inventa la stampa (1450-55) e così è possibile produrre copie identiche di uno stesso libro.
In arte i dipinti di soggetto religioso restano i più frequenti, ma si riscopre l’interesse per l’uomo e la natura, abbandonati nel Medioevo. Farsi fare un ritratto diventa quasi una moda e agli sfondi dorati si sostituiscono i paesaggi. I quadri medievali appiattivano i volumi e non davano il senso della distanza e della profondità. Filippo Brunelleschi e Piero della Francesca usano la prospettiva!
Pittori, scultori, architetti vengono considerati artisti e non più artigiani: la loro arte non è più considerata meccanica, cioè manuale, ma intellettuale. Buonarroti e Da Vinci furono due grandi menti del periodo.
I principi italiani si comportano da mecenati: ospitano e proteggono letterati e artisti, fanno eseguire opere grandiose per abbellire i palazzi. Il lusso è d’obbligo perchè il principe deve mostrare la sua ricchezza apertamente. Egli vive circondato dalla sua corte, che è formata da centinaia di persone: familiari, servitori, funzionari, letterati, artisti, buffoni, musicisti, cantori. Coloro che vivono a corte, i cortigiani, devono rispettare alcune regole e possedere determinate qualità: saper maneggiare le armi, essere colti, amare la musica, conversare con garbo, essere morigerati.
Le donne istruite sono poche. Come nel Medioevo devono mostrarsi riservate, obbedire all’autorità del padre o del marito ed essere educate ai lavori domestici. Nessuna ragazza può sposarsi senza dote e questo è una grande preoccupazione per la famiglia. Nelle famiglie meno ricche le figlie già a 8 anni venivano mandate a lavorare come domestiche per procurarsi la dote, oppure il padre depositava del denaro in banca che al momento del matrimonio avrebbe prodotto la dote grazie agli interessi maturati.
Tra le eccellenze abbiamo;
- Isabella d’Este, marchesa di Mantova, donna molto colta e mecenate
- Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara