L’Italia dopo l’Unità
Nel 1860 Garibaldi si mette alla guida della spedizione dei Mille, un gruppo di mille volontari che sbarcano in Sicilia combattendo in nome dell’Italia e di Vittorio Emanuele II, re del Piemonte. Grazie a Garibaldi anche il regno delle due Sicilie, le Marche e l’Umbria furono annesse al Piemonte. Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia in quanto il suo regno comprendeva quasi tutta la penisola! L’Italia aveva una sola capitale, Torino, e un unico Parlamento. Eppure, nonostante l’unità politica e la quasi completa unità territoriale (mancavano Veneto, Roma, Trento e Trieste). Differenti erano i dialetti, le tradizioni, le usanze, le leggi, le tasse, le monete, le unità di misura. Era necessario dare all’Italia almeno un’unica legislazione. Il governo risolve il problema estendendo a tutta la penisola lo statuto albertino e le leggi piemontesi. Il territorio venne diviso in province e venne messo a capo di ogni provincia un prefetto.
Al momento dell’Unità l’Italia si trova arretrata economicamente e con una popolazione fortemente analfabeta. Lo sviluppo industriale era lontanissimo da quello di altre nazioni europee.
Per annettere il Veneto l’Italia affrontò la terza guerra di indipendenza contro l’Austria a fianco della Prussia nel 1866. In Prussia il primo ministro di allora era il cancelliere Otto von Bismarck.
All’inizio della guerra l’Italia fu sconfitta via mare (a Lissa) e via terra (a Custoza), solo Garibaldi ottenne una vittoria nel Trentino. La guerra terminò comunque con la sconfitta dell’Austria che fu costretta a cedere il Veneto.
A questo punto mancavano all’Italia Trento e Trieste, mantenuti dagli austriaci, e Roma. Per due volte Garibaldi tentò di conquistarla, ma una volta fu fermato in Aspromonte dal governo italiano che non voleva scontri con i francesi e la seconda volta le camicie rosse garibaldine non trovarono l’appoggio popolare. Nel 1870 Napoleone III fu costretto ad abdicare a seguito dello scoppio della guerra franco-prussiana. Il motivo di tale guerra fu la crescente influenza della Prussia sugli stati tedeschi, mal tollerata dai francesi. La Prussia vinse a Sedan facendo prigionieri uomini e imperatore; si venne così a creare l’impero tedesco e a Parigi fu proclamata la Repubblica. Approfittando della situazione, il 20 settembre, un gruppo di bersaglieri entrò a Roma, aprendo un varco nelle mura di Porta Pia; poco dopo il popolo italiano votava con un plebiscito l’unione di Roma al regno d’Italia.
La presa di Roma segnò la fine del potere temporale dei papi. Si pose il problema di come trattare la Chiesa, il Parlamento approvò la legge delle guarentigie (garanzie) con cui riconosceva l’inviolabilità del papa, gli assegnava i palazzi del Vaticano e di Castel Gandolfo e si impegnava a versagli una somma annua a titolo di risarcimento. Pio IX rifiutò l’offerta e si rinchiuse in Vaticano: invitava tutti i cattolici a non votare.
I deputati che formavano il Parlamento si dividevano in due gruppi, Destra e Sinistra, in base al posto che occupavano rispetto al presidente della camera. Alla destra sedevano i seguaci di Cavour, che erano liberali moderati o conservatori; alla sinistra i democratici, gli ex mazziniani e gli ex garibaldini. Dal 1861 al 1876 il regno d’Italia fu governato dalla Destra, detta poi Destra storica. La Destra:
- dotò l’Italia di una legislazione unica (lo statuto albertino)
- Creò un esercito nazionale mettendo il servizio militare obbligatorio
- Aumentò le imposte dirette (pagate in base al reddito) e quelle indirette (pagate da tutti perché imposte ai beni di consumo come la farina) per pareggiare il bilancio; a loro si deve la tassa sul macinato (cioè sulle farine) che, aumentando il prezzo del pane, colpiva soprattutto i poveri
Nel 1876 la Destra storica perdette le elezioni e il re scelse come capo del governo il rappresentante della Sinistra storica Depetris. La Sinistra storica restò al potere dal 1876 al 1883 e operò alcune riforme di tipo liberal-democratico:
- Abolì la tassa sul macinato
- Estese il numero di coloro che votavano
- Applicò alcune leggi a favore dei lavoratori
- Mise l’obbligo scolastico fino a 9 anni
- Firma un patto difensivo con Austria e Germania, la Triplice Alleanza, per uscire dall’isolamento che le altre nazioni europee avevano operato contro l’Italia, in quanto non riconoscevano legittima la presa di Roma.
- Protezionismo, dazi elevati sulle importazioni che favorivano il consumo di prodotti italiani
Nel 1893 a capo del governo c’era Francesco Crispi e in Sicilia insorsero contadini e operai, riuniti in associazioni dette fasci, per protestare contro i dazi e il carovita. Crispi soffocò le rivolte dei fasci siciliani nel sangue. Sul finire del secolo la Destra storica dimostrò violenza contro gli insorti, a Milano, durante il governo Di Rudinì i soldati spararono cannonate sulla folla e successivamente quando a governare fu il generale Pelloux si tentò di limitare la libertà di stampa e di associazione dei cittadini. Lo stesso Umberto I, successore di Vittorio Emanuele II, fu ucciso a colpi di pistola dall’anarchico Gaetano Bresci, che voleva vendicare i morti innocenti di Milano.
Una risposta
[…] voleva riconquistare l’Alsazia e la Lorena, cedute alla Germania in seguito alla sconfitta della guerra franco-prussiana. L’Inghilterra intendeva mantenere la sua supremazia marittima e coloniale, perciò era […]