L’India e il Medio Oriente
L’India nel 1947 diventa indipendente. Da sempre soggetta al controllo inglese, inizia la sua marcia verso l’indipendenza grazie a Nahatma Gandhi, ideatore di una forma di lotta non violenta, basata sulla resistenza passiva: rifiuto di pagare le tasse, sostituire l’uso dei prodotti inglesi con quelli indiani, lo sciopero della fame, il rifiuto di frequentare le scuole inglesi e così via.
A causa delle differenze religiose l’India fu divisa in due Stati:
- L’Unione Indiana di religione induista
- Il Pakistan di religione mussulmana
Tra i due Stati non mancarono guerre sanguinose e lo stesso Gandhi cadde vittima di un fanatico induista. Tra le più importanti ricordiamo:
- quella per il possesso del Kashmir, una regione montuosa che al momento della divisione era stata assegnata all’Unione Indiana , benché la sua popolazione fosse in maggioranza mussulmana;
- quella del 1971 che portò alla creazione dello Stato del Bangladesh (o Bengala orientale), una zona popolata da mussulmani ma assegnata al Pakistan.
Nella Palestina, posta sotto il mandato inglese, a causa delle continue migrazioni di ebrei, dal 1930 in poi, gli arabi mussulmani si sentirono minacciati: vedevano negli ebrei dei nemici come lo furono i crociati, venuti per occupare la loro terra, protetti dalla potenza coloniale inglese. Alla fine della Seconda guerra mondiale altri ebrei sbarcarono in Palestina e le tensioni spinsero l’ONU (1947) a dividere il territorio in due Stati:
- Israele = ebraico
- Palestina = arabo
A non condividere la decisione furono gli stati della Lega Araba (Egitto, Siria, Iraq, Arabia e Giordania) che nel 1948 rovesciarono la scelta dell’ONU impossessandosi dei territori palestinesi e dando il via a una guerra che costrinse molte persone a fuggire.
Nel 1956 il presidente della Repubblica egiziana nazionalizzò la Compagnia del canale di Suez, gestita fino ad allora da Francia e Inghilterra. Le due nazioni si allearono con Israele e attaccarono l’Egitto, ma le altre potenze mondiali condannarono l’aggressione e l’operazione militare cessò.
Negli anni successivi altre guerre causarono morti e feriti, come quella scaturita dall’occupazione israelita del Sinai e della Striscia di Gaza, appartenenti all’Egitto. Nel 1987 i palestinesi di Gaza si ribellarono ai coloni ebrei, essi erano giovani e bambini che durante l’intifada (rivolta) lanciavano pietre e usavano bastoni. Nel 1993 palestinesi e israeliani si accordano a Washigton: i primi smetteranno di invadere Israele, i secondi lasceranno i territori di Gaza e della Cisgiordania.
I fondamentalisti non tardarono a interrompere la pace e così dal 2000 ripresero le rappresagli e i palestinesi iniziarono a organizzare missioni suicide, nelle quali martiri imbottiti di tritolo si facevano saltare in aria sugli autobus affollati di Israele, nei mercati e nei bar, causando la morte dei civili. Sharon, capo del governo di Israele, fece costruire un muro di cemento e ferro lungo tutto il perimetro di Israele. Lo scopo era di evitare ai terroristi di entrare, ma causò anche l’impoverimento della popolazione palestinese, la quale difficilmente riusciva a raggiungere i luogo di lavoro di Israele. Sharon ordinò lo smantellamento delle colonie ebraiche dalla Striscia di Gaza, sperando di ottenere un avvicinamento con i palestinesi . Purtroppo nel 2006, in Palestina, vinse le elezioni il partito di Hamas, contrario a qualunque forma di riconoscimento dello Stato di Israele e cosi le guerre sono riprese più vigorose di prima. Nel 2014 sono stati lanciati dei missili da Gaza su Israele e gli aerei israeliani hanno bombardato la città di Gaza.