La caduta dell’impero romano d’Occidente
Negli anni successivi alla morte di Costantino il numero dei cristiani aumentò rapidamente finché il cristianesimo divenne la religione più diffusa tra gli abitanti delle città: ovunque, soprattutto nelle regioni orientali dell’Impero, si formarono comunità cristiane molto ben organizzate sotto la guida di un vescovo. La vittoria definitiva del cristianesimo arrivò nel 379 d.C., quando divenne imperatore Teodosio. Egli pensava che il cristianesimo e i vescovi fossero un valido sostegno per rafforzare la propria autorità; per questo motivo, con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., stabilì che il cristianesimo fosse la sola religione ammessa nell’Impero: venivano così vietate tutte le altre religioni e gli antichi riti pagani, definiti «insani e dementi». Era la fine del paganesimo. Alla morte di Teodosio, l’Impero romano fu diviso in due: l’Impero romano d’Oriente e l’Impero romano d’Occidente. Soprattutto quest’ultimo fu preso d’assalto dai popoli germanici (Franchi, Angli e Sassoni, Vandali, Burgundi, Visigoti e Unni) che in alcune zone dell’Impero arrivarono a formare dei veri e propri insediamenti.
LA CRISI DELL’IMPERO
Nel corso del V secolo la debolezza dell’Impero divenne un problema sempre più grave. Il dominio romano era troppo grande per poter essere difeso e controllato dagli imperatori e per di più ormai da tempo le ricchezze scarseggiavano. Dopo l’imperatore Traiano infatti l’Impero non aveva più conquistato nuovi territori e non erano più arrivati a Roma i ricchi bottini di guerra e gli schiavi. La produzione agricola era in crisi e non riusciva a soddisfare le richieste delle città e degli eserciti. Inoltre tra la fine del II e l’inizio del III secolo si era diffusa la peste, una terribile malattia che aveva causato la morte di una larga parte della popolazione. A questa difficile situazione si aggiungevano l’insicurezza dei confini, costantemente oltrepassati da popoli nemici, e l’impossibilità di praticare in sicurezza il commercio, sia per le invasioni sia per l’aumento del numero di ladri e di briganti. Per di più i prezzi delle merci divennero sempre più alti e la popolazione, di conseguenza, sempre più povera.
LA DIVISIONE DELL’IMPERO
Già ai tempi di Diocleziano era risultato evidente che un unico imperatore non poteva governare da solo un territorio così vasto e con una situazione tanto difficile. Dopo la morte di Teodosio, nel 395, l’Impero venne diviso tra i suoi due figli, Onorio e Arcadio. Al primo andarono i territori occidentali dell’Impero, mentre al secondo quelli orientali. La divisione non avvenne solo per motivi militari e difensivi: di fatto tra Oriente e Occidente esistevano molte differenze per quel che riguarda la religione, la cultura, la lingua e le abitudini di vita.
LA CADUTA DELL’IMPERO D’OCCIDENTE
Tra il 406 e il 407 d.C. numerose tribù germaniche, spinte dal popolo degli Unni, varcarono il Reno e si riversarono in Occidente alla ricerca di nuove terre da abitare. Non fu difficile per i barbari travolgere il territorio dell’Impero d’Occidente: questo aspetto rivela la debolezza del sistema di difesa militare e la crisi generale in cui si trovava ormai lo stato romano. All’inizio del V secolo i Visigoti, guidati dal loro re Alarico, scesero in Italia e nel 410 d.C. arrivarono persino a saccheggiare Roma. Questo evento diffuse paura e orrore in tutto l’Impero. Successivamente i Visigoti si spostarono nella Gallia meridionale e nei decenni successivi avanzarono verso la Spagna. Nel 429 i Vandali, guidati dal loro capo Genserico, dopo essere rimasti per qualche tempo in Gallia, si spostarono in Spagna; da qui, superato lo stretto di Gibilterra, arrivarono nell’Africa del nord, dove occuparono alcuni territori delle province romane. Le conseguenze per l’Italia furono molto gravi, perché proprio dall’Africa arrivavano le maggiori quantità di grano. Nel 455 i Vandali, giunti in Italia con la loro flotta, arrivarono anche a saccheggiare Roma per quindici giorni. Il dominio dei Vandali fu particolarmente duro e cancellò del tutto la presenza romana. Anche alcuni territori dell’Europa occidentale subirono lo stesso destino: i Franchi occuparono una zona alla foce del Reno corrispondente all’incirca all’attuale Belgio; i Burgundi conquistarono la regione della valle del Rodano, che da loro ha preso il nome di Borgogna; gli Angli e i Sassoni si insediarono nella Britannia orientale. A metà del V secolo arrivarono in Occidente gli Unni, guidati da Attila. Essi nel 451 furono sconfitti in Gallia ai Campi Catalauni da un esercito romano-germanico guidato da Ezio, l’ultimo grande generale romano. Successivamente Attila saccheggiò alcune città della Pianura padana per poi ritirarsi, probabilmente per timore delle epidemie che si stavano diffondendo in quel periodo nell’Italia centrale. Ormai caduto in una crisi profonda, l’Impero d’Occidente non si risollevò più. Nel 476 il generale di stirpe germanica Odoacre, comandante della guardia imperiale in Italia, fu acclamato re dai soldati e depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Questa data segna il crollo definitivo dell’Impero romano d’Occidente. Le invasioni barbariche determinarono la fine dell’Impero romano d’Occidente .
3 Risposte
[…] anche all’ Occidente. Dopo il Concilio di Costantinopoli (381), proclamato dall’imperatore Teodosio, l’arianesimo sopravvisse solo presso le popolazioni germaniche, cristianizzate dal vescovo goto […]
[…] a cambiamenti di clima(che resero inabitabili certe zone). In Occidente queste ondate portarono la fine dell’Impero romano, da tempo impoverito, l’Oriente , invece, riuscì a resistere all’urto perchè qui […]
[…] Romolo Augusto. Questa data viene vista dagli storici dell’800 come la data della fine dell’Impero romano d’Occidente. L’impero continuava soltanto nella sua parte orientale. Odoacre, capo militare delle truppe […]