Hanno tutti ragione
Recensione Hanno tutti ragione
Paolo Sorrentino, famoso regista de La Grande Bellezza, si cimenta nella scrittura di un lungo libro: Hanno tutti ragione. Un testo diverso dai soliti, pieno di parole. Fiumi di parole. Una montagna di parole. Una valanga di parole! Sin dal primo capitolo si nota il taglio particolare della storia: un elenco illimitato di cose che odia, così tante da includere il mondo intero, senza trascurare nulla. E poi c’è ciò che ama, detto in una sola frase, alla fine del capitolo, così poco da includere l’intera esistenza.
La copertina del libro è insolita, uno scarabeo nero su uno sfondo bianco. Perchè? Sembrava una scelta messa li a caso, provocatoria e irriverente, ma dopo intere pagine viene svelata. Una città brasiliana è legata a quell’insetto: Manaus. Città calda, piena di vita e di scarafaggi.
Nella veloce valanga di frasi che Sorrentino vomita, si vanno delineando diversi personaggi, con i loro dolori e le loro gioie. Il protagonista, Tony Pagoda, cantante neomelodico, si perde in un monologo che ripercorre tutta la sua intera vita lavorativa e le scelte che questo lavoro, tanto amato, lo ha costretto a prendere. Un uomo poco affidabile, ma saggio nella sua lucida interpretazione della realtà e della vita, sua e degli altri. Il matrimonio, le amicizie, i colleghi, le donne, i soldi e la cocaina. Tutto questo è stato ed è il suo mondo. I personaggi che Tony incontra sono tutti come lui: falliti e offesi con la vita, perchè arroganti. Alcuni li ami, altri li odi o li compatisci.
Alberto Ratto, il suo migliore amico, è raccontato con lucida ammirazione, forse troppa. Antonella e India, due soubrette, figlia e madre, descritte come nessun altro potrebbe fare. Antonella, insieme alla moglie, a Beatrice e alle prostitute, di cui ricorda l’etnia ma non il nome, sono le donne che troviamo in queste pagine piene di storie residuali. Una di loro la troveremo nell’epilogo e ci lascerà l’amara riflessione nella testa, riflessione che avevamo lasciata sospesa durante la lettura precedente, perchè troppo occupati a seguire il filo dei discorsi del nostro Tony Pagoda.
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residuale