L’arminuta recensione
Questa recensione sarà breve, perchè breve è la distanza che riusciamo a porre tra noi e la protagonista: l’Arminuta, ovvero la ritornata. Ambientato in un Abruzzo triste, fatto di miseria, povertà e ignoranza, la storia della bambina protagonista si muove tra storie al limite della dignità umana. Privilegiata per avere due madri, orfana di due madri diverse. Trascurata e ignorata da due padri diversi. “I figli sono di chi li cresce” recita un detto popolare, ma l’abbandono è di chi lo subisce e lei, l’Arminuta, ne subisce due: il primo dalla madre biologica che per miseria la dà via, il secondo dalla madre adottiva che per rispondere al richiamo del suo sangue la rispedisce indietro. Ritornata trova una famiglia numerosa che la aspetta ma che non può capirla, di cui si vergogna. In mezzo a quell’imbarazzo umano però, trova l’affetto di un’amica, di una sorella che, benché distante da lei, le sa stare vicino, perchè il sangue è sangue. Un libro pieno di sospensione, di situazioni descritte, ma non risolte. Per questo l’Arminuta ci rapisce il cuore, perchè, a nostro modo, ognuno di noi, è stato e sarà sempre un po’ Arminuta.
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