La cuntintizza recensione
La cuntintizza. Piccole ragioni della bellezza del vivere è un libro scritto a quattro mani, anche se due sono quelle che dirigono l’intesa tra zia e nipote. Simonetta Agnello e la giovane nipote Costanza Gravina ci spiegano un concetto universale, esprimibile con un vocabolo siciliano: cuntintizza. Le due donne sono siciliane, una vive nel palermitano, l’altra nel catanese. Entrambe amano la propria isola, terra di sapori, odori, amori e vitalità. E’ Costanza Gravina che esprime i concetti più belli, facendosi portavoce di una bellezza che solo i siciliani possono condividere con lei. Cuntintizza non va tradotto erroneamente con il termine italiano “contentezza“, perchè sarebbe riduttivo.
La conosciamo da sempre, non è vasta come la felicità, né possiamo accontentarci della definizione di felicità. La cuntintizza è – come Costanza Gravina la definisce – una pallina di cannella zuccherata in fondo all’anima. Comprende le piccole buone ragioni della bellezza del vivere; il suo opposto è la malevolenza. E’ un istinto di sopravvivenza, una sensazione di appagamento e soddisfazione, intima e privata (ma comune). La cuntitizza va curata, perchè è una quieta meraviglia. Lo spirito della cuntitizza lo possiamo trovare nel cibo, in un aperitivo, nel mare, nella, paranza, nei bicchieri di vetro, nei ficodindia: è uno stato d’animo, ognuno ha il suo! Per quanto intima e privata è comunque comune a tutti, a tutti quelli che riescono a curarla, perchè è anche inclusività culturale e geografica. Le autrici ce lo spiegano: basti pensare al long drink Spriz, austroungarico di nascita e ormai planetario. E per voi, cosa è la cuntintizza?
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