Al giardino ancora non l’ho detto recensione
Questo libro è stato scritto da Pia Pera durante il decorso della sua malattia, la sclerosi multipla (o almeno questa fu una delle varie diagnosi). Il titolo è preso dalla traduzione italiana di una delle poesie di Emily Dickinson, la numero cinquanta: Al giardino ancora non l’ho detto. Stessa riflessione della poetessa espone Pia Pera nel testo, scritto in forma diaristica. La morte che ci aspetta è difficile da comunicarla a persone o cose che amiamo. Non vuole dirlo al giardino Pia, però allo stesso tempo non sopporta farsi scoprire, perchè il giardino sente, percepisce, si accorge che qualcosa sta cambiando, che altri si prendono cura di lui al posto di Pia.
Il libro ci mostra la parte vulnerabile di una donna sola, senza familiari accanto, che scivola pian piano verso l’immobilità. Che tristezza dover liberare la biblioteca per trasformarla nella stanza di chi dovrà accudirla. Disfarsi di libri che avrebbe voluto leggere più avanti.
“Non ci sarà, questo più avanti. Posso solo rammaricarmi di non averli letti subito. Strana sorte: anche mio padre si è ammalato quando, ormai in pensione, si riprometteva finalmente di goderseli, quei libri messi da parte con l’idea di leggerli dopo“.