Il rosmarino non capisce l’inverno recensione
Matteo Bussola, nel Rosmarino non capisce l’inverno, ci regala emozioni tutte femminili. I personaggi di questo romanzo sono tutte donne, donne diverse e uguali, con punti comuni e non. Spesse volte vittime di sé stesse, altre vittime della società e del pregiudizio. Emancipate o assoggettate poco importa, quello che conta è la descrizione delle emozione di ognuna di queste protagoniste. Una descrizione fatta sapientemente. Le parole scavano in profondità, indagano le emozioni e le portano a galla per essere lette dal lettore.
L’incipit di questo libro potrebbe essere letto ai giovani per far capire quanto complessa è una donna. Il rispetto le è dovuto in quanto persona, a prescindere dall’età, dall’orientamento sessuale e dal posto occupato in società:
A cosa pensa una donna quando lascia qualcuno? Quando si innamora senza scampo?
Quando non viene ritenuta all’altezza, quando le dicono che è troppo o troppo poco,
quando le sembra di non capire una figlia, o una madre, quando comprende la fragilità di
un padre, quando rifiuta destini già scritti o quando invece li accoglie, quando cerca di
cavare il meglio che può dal poco che ha, quando viene ferita, tradita, umiliata, derisa,
quando si ammala e il mondo la ignora o quando ha paura e nessuno la sente? Quando è
triste o felice o arrabbiata o risoluta o crudele? Quando è accudente come una nonna
oppure spietata come un nemico? Quando fin da piccola viene educata alla colpa, alla
vergogna, a essere soppesata da occhi estranei, quasi che il suo corpo e la sua vita non
fossero mai davvero suoi, ma sempre anche di qualcun altro? Quando si deve giustificare
per la voglia di fare sesso o per quella di non volerlo fare? Quando deve soddisfare
aspettative, aderire a immaginari, quando è troppo magra o troppo grassa o troppo
giovane o troppo vecchia o troppo ignorata o troppo guardata e però mai, mai davvero
vista? Quando si accorge che la maggior parte degli incontri è come il tramonto in
autunno, dove una volta sparito il sole tutto si raffredda velocemente? Quando non si fida
piú delle promesse? Quando non si arrende nonostante questo? Quando non crede alla
vita dopo la morte ma vede invece la morte dentro ogni vita, come se tutto fosse sempre
sul punto di cadere, nell’apparente fissità dei giorni?
A cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all’improvviso di
avere soffocato la propria? Di non essersi mai davvero prestata ascolto?
Cos’hai pensato, tu, la mattina o il pomeriggio o la notte in cui, per la prima volta, lo
hai capito?
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