Come D’Aria recensione e intervista
Come D’aria è il libro vincitore del premio Strega 2023. L’autrice del testo, Ada D’Adamo, è venuta a mancare a febbraio, pochi mesi prima della proclamazione del vincitore. A ritirare il premio sono stati il marito e l’editrice della Elliott.
Il libro è un grande sfogo, nato dopo aver visto pubblicata una sua lettere nel quotidiano Repubblica; la D’Adamo ne ha ripreso e ampliato il testo trasformandolo in un libro. Non è un libro leggero, viene difficile leggerlo se si è toccati da certe tematiche, perchè non c’è filtro nelle parole della scrittrice: tutto quello che pensa e che ha provato lo scrive senza vergognarsene. Noi che leggiamo siamo travolti da tutti i sentimenti negativi (e da quelli positivi anche se meno presenti) che il narratore-protagonista prova: la rabbia, l’indignazione, la disperazione, la stanchezza, la rassegnazione.
La trama ormai è nota: a causa di una diagnosi non avvenuta Ada dà alla luce una bambina gravemente disabile e, come lei stessa dice, la gioia è durata una sola notte, poi, dopo aver saputo, tutto è cambiato. L’opera non è stata scritta per dare risposte, ma solamente per lasciare domande e la sorte ironica, che si accanisce su alcune circostanze di vita vissuta, ci lasciano con l’amarezza. Un caso su dieci mila e due amiche intime legate da un filo invisibile su dieci mila possibili. Un marito che non voleva portare avanti la gravidanza e la scelta di aver portato al termine la successiva. Una donna che vive di danza – e quindi di movimento – e una figlia destinata a non muovere mai i primi passi. In mezzo a tanta sofferenza, grazie al cielo, ci sono i bambini e la loro ingenuità: bellissime le testimonianze che troviamo degli incontri tra questi e Daria: la credono magica, la credono potenzialmente illuminante, la credono speciale e non diversa! Noi che leggiamo, invece, ci rendiamo conto di quanto ridicolo sia continuare a dire che ” la diversità è un valore”…
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Da notare come un altro libro sulla disabilità, che abbiamo recensito non molto tempo fa (https://www.blogdidattico.it/blog/2023/02/06/fame-daria-recensione/ ), porti nel titolo l’aria. Come d’aria questo, Fame d’aria quello. Il primo gioca sul nome della figlia, Daria appunto, e sulla leggerezza del suo corpo, il secondo sulla percezione di mancanza d’ossigeno che l’accudimento quotidiano del figlio malato causa nel padre.
Ecco cosa avremmo chiesto all’autrice se avesse potuto risponderci:
- Come sta oggi la sua amica Francesca?
- Non ha mai pensato o provato a dare a Daria un fratello o una sorella?
- Cosa è per lei la letteratura?