Lingua greca: dall’Impero Romano d’Oriente ai giorni nostri

Lingua greca: dall'Impero Romano d'Oriente ai giorni nostri

La lingua greca è una delle pochissime al mondo a vantare una continuità millenaria, sopravvivendo alle più grandi rivoluzioni culturali e politiche della storia. Non è solo un testimone, ma una protagonista indiscussa degli eventi che hanno plasmato la civiltà occidentale.

Dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino ai giorni nostri, ha attraversato trasformazioni radicali senza mai perdere la sua essenza, fungendo da ponte tra passato e futuro, e mantenendo viva una tradizione culturale e linguistica unica nel suo genere.

È proprio per la sua importanza storica che noi di Blogdidattico vogliamo condividere con te le informazioni che siamo riusciti a cogliere circa il viaggio di questa lingua che, sebbene risulti incredibile da credere, continua a vivere persino ai giorni nostri, inarrestando il suo straordinario percorso.

Il greco tardoantico e bizantino

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., l’Impero Romano d’Oriente, noto come Impero Bizantino, continuò a prosperare per quasi un millennio. Fu l’imperatore Eraclio (610-641 d.C.) a sancire ufficialmente l’adozione del greco come lingua amministrativa dell’Impero, sostituendo definitivamente il latino. Questa decisione fu motivata dalla necessità di uniformare la comunicazione tra le diverse province, dove il greco era già ampiamente diffuso.

Il cosiddetto greco medievale o bizantino si distinse per l’influenza della koinè ellenistica, la lingua comune dell’epoca alessandrina, e per la presenza di numerosi arcaismi e innovazioni linguistiche. Questo idioma divenne lo strumento principale della cultura e dell’amministrazione, consolidandosi come lingua ufficiale della Chiesa ortodossa e della produzione letteraria.

Se necessiti di maggiori approfondimenti riguardo la koiné greca, ti consiglio ampiamente di consultare il nostro precedente articolo, dove viene trattata con un interesse maggiore. Se invece sei un appassionato di storia e vuoi ampliare il tuo bagaglio culturale sulla caduta dell’impero romano d’occidente, l’articolo omonimo potrebbe tornare al caso tuo.

Il greco post-bizantino e l’influenza ottomana

Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 e l’assoggettamento della Grecia all’Impero Ottomano, il greco subì un ulteriore mutamento. Sebbene il turco fosse la lingua dell’amministrazione imperiale, il greco continuò ad essere parlato dalla popolazione e utilizzato nella Chiesa ortodossa, che rimase un’istituzione fondamentale per la conservazione della cultura e della lingua. Tuttavia, il periodo ottomano segnò l’influenza di termini turchi e orientali nel lessico greco, specialmente nel parlato quotidiano.

Nel frattempo, in Europa l’Umanesimo e il Rinascimento contribuirono alla riscoperta dei testi greci classici, alimentando un rinnovato interesse per la lingua e la cultura ellenica. I manoscritti greci, conservati nei monasteri bizantini, giocarono un ruolo cruciale nella trasmissione del sapere antico.

Il greco moderno e la questione linguistica

La sottomissione della Grecia al potere dell’Impero Ottomano, come afferma l’Enciclopedia Treccani, si prolungò sino all’Ottocento, secolo in cui nacquero i presupposti per una lotta d’indipendenza. Il motore dell’insurrezione nazionale fu l’Eterìa una società segreta fondata a Odessa nel 1814 e guidata da Alessandro Ipsilanti, aiutante di campo dello zar di Russia Alessandro I. Grazie anche a un complesso gioco di politica internazionale ‒ in cui ebbero un ruolo decisivo la Russia, la Gran Bretagna, la Francia e l’Egitto ‒ l’insurrezione nazionale ebbe inizio nel 1821 e si concluse nel 1829-30, quando l’Impero ottomano, con la pace di Adrianopoli e poi con il Protocollo di Londra, concesse la piena indipendenza alla Grecia (priva però della Tessaglia, della Macedonia, dell’Epiro, della Tracia, di Creta e di gran parte delle isole dell’Egeo, che furono acquisite nei decenni successivi).

Così come riporta il libro di testo Il nuovo greco di Campanini da cui, come riportato dalla premessa del nostro primo articolo, attingiamo le principali informazioni, una volta dopo aver ottenuto l’unità nazionale, venne posto il problema della lingua ufficiale del nuovo Stato: bisognava ricostituire un idioma colto che si riagganciasse alle gloriose tradizioni passate. Nacque così una lingua anacronistica dai tratti fortemente artificiosi, la cosiddetta Καθαρεύουσα (katharéuousa “lingua pura”), usata dagli intellettuali e dalle classi sociali superiori e insegnata nelle scuole, cui continuò a contrapporsi la lingua del popolo, ossia la Δημοτική (demotiké), alla quale peraltro continuarono ad attingere numerosi poeti neogreci. La Καθαρεύουσα fu inizialmente adottata per scopi amministrativi e letterari, mentre la Δημοτική rimase la lingua del popolo.

Fu solo nel 1976 che il governo greco proclamò la Δημοτική come lingua ufficiale dello Stato, ponendo fine alla questione linguistica e sancendo definitivamente il riconoscimento del greco moderno standard.

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